Nel lontano 1960 Fedele D'Amico, celebre critico musicale, raccontava ad increduli musicisti inglesi come "l'Italia, sì, è Verdi e Rossini, Palestrina e Frescobaldi, Monteverdi e Scarlatti, abbiamo inventato il concerto, la sonata, l'opera lirica, il bel canto, Caruso, O sole mio, Toscanini, La Scala, nasciamo tutti tenori; eppure è l'unico paese in cui, se quattro villeggianti attaccano in coro una canzonetta, tre stonano e nessuno dei quattro va a tempo" (F. D'Amico, La musica e l'alfabeto, ora in I casi della musica, Milano, Il Saggiatore 1962, p. 334).
Da allora sono passati più di cinquant'anni, ma la situazione è cambiata di molto?
Lo so, in mezzo c'è stata l'attivazione dell'ora di Musica nella scuola primaria, l'Educazione musicale nella scuola media, lo Strumento nelle scuole medie ad indirizzo musicale, i corsi di Didattica della musica nei Conservatori, fiumi di pubblicazioni, ma quanto è cresciuta la formazione musicale dei cittadini italiani rispetto a quei tempi? O, meglio, quanto i passi in avanti compiuti, certamente innegabili, hanno tenuto l'andatura del progresso che si è avuto nelle altre discipline e negli altri settori della conoscenza?
Una schietta risposta a questa domanda getterebbe forse nello sconforto, perché, voltandoci indietro, dovremmo osservare come il grado di alfabetizzazione musicale del nostro paese sia cresciuto ben poco da allora e rimanga ancora, in maniera non dissimile dagli anni Sessanta, ben al di sotto di quello della media europea.
Le cause sono molteplici. Alcune legate a pregiudizi ideologici, altre a lacune nella circolazione delle informazioni e delle pratiche didattiche.
Pregiudizi ideologici sono le due concezioni, ancora dure a morire nel nostro paese, che la musica sia una pratica ricreativa, di scarso peso sulla formazione intellettuale degli individui, e che essa sia destinata solo a pochi, quelli dotati di specifico talento.
La lacunosa circolazione delle informazioni e delle pratiche didattiche è correlata invece alla quasi assenza di occasioni di incontro fra gli operatori, opportune per un confronto e un dibattito sul piano della didattica musicale, e in grado di avviare proficui scambi di modelli teorici ed operativi.
In questa sede desidero proporre aspetti della mia attività.